Amleto : essere o non essere
Essere o non essere,questo e' il problema. Che cos'è piu' nobile, soffrire nell'animo per i sassi e i dardi scagliati dall'oltraggiosa fortuna, o impugnare le armi contro un mare di affanni e combatterli fino a farli cessare? Morire, dormire...niente più.E con il sonno dire che poniano fine al dolore della carne e alle mille afflizioni naturali a cui la carne è destinata? Questa è la fine che bisogna desiderare ardentemente! Morire,dormire... forse sognare.
Ecco il difficile. Perchè quali sogni potranno visitarci in quel sonno di morte,quando saremo usciti dalla stretta di questa vita piena di affanni mortali,e' un pensiero su cui ci si deve fermare a riflettere.
E sono proprio pensieri siffatti a prolungare la durata della sventura. Perchè, chi sopporterebbe le sferzate e le irrisioni del tempo,i torti dell'oppressore,le offese dei superbi, le pene di un amore respinto,i ritardi della legge,l'arroganza dei potenti, gli scherni che il meritevole pazientemente subisce da parte di gente indegna,potendo trovare pace da se stesso con la semplice lama di un pugnale?
Chi sarebbe disposto a portare carichi sulle spalle, a gemere e sudare per le difficoltà della vita,se non ci fosse il timore di qualcosa dopo la morte, questa terra inesplorata dai cui confini nessun viaggiatore e' mai tornato indietro,timore che, confondendo la nostra volonta' ci induce a sopportare i mali di cui siamo afflitti,piuttosto da spiccare il volo verso altri a noi completamente ignoti?così la riflesione ci rende tuti vili.
il monologo essere o non essere: commento e analisi
l'inverno del nostro scontento RICCARDO III
Ora l'inverno del nostro scontentoe' reso estate gloriosa da questo sole di York, e tutte le nuvole che incombevano minacciose sulla nostra casa sono sepolte nel petto profondo dell'oceano.
Ora le nostre fonti sono cinte di ghirlande di vittoria,le nostre armi malconcie appese come trofei,le nostre aspre sortite mutati in lieti incontri, le nostre marce tremende in misure deliziose di danza.
La guerra dal volto grifagno ha spianato la fronte corrugata, e ora, invece di montare destrieri corazzati per atterrire le anime di nemici impauriti ,saltella agilmente nella camera di una signora al suono seducente di un liuto.
Ma io che non fui fatto per tali svaghi , ne fatto per corteggiare uno specchio amoroso; io che sono di stampo rozzo e manco della maesta' d'amore con la quale pavoneggiarmi davanti a una frivola ninfa ancheggiante, io sono privo di ogni bella proporzione, frodato nei lineamenti dalla natura ingannatrice, deforme, incompiuto, spedito prima del tempo in questo mondo che respira, finito a metà, e questa così storpia e brutta che i cani mi abbaiano quando zoppicco accanto a loro, ebbene io, in questo fiacco e flautato tempo di pace , non ho altro piacere con cui passare il tempo se non quello di spiare la mia ombra nel sole e commentare la mia deformità.
Percio' non potendo fare l'amante per occupare questi giorni belli ed eloquenti, sono deciso a dimostrarmi una canaglia e a odiare gli oziosi piaceri dei nostri tempi.
Ho teso trappole, ho scritto prologhi infidi con profezie da ubriachi, libelli e sogni per spingere mio fratello Clarence e il re a odiarsi mortalmente; e se re Edoardo e' giusto e onesto quanto io sono astuto falso e traditore, oggi Clarence dovrebbe essere imprigionato grazie a una profezia che dice che G. sara' l'assassino degli eredi di Edoardo. Tuffatevi pensieri intorno alla mia anima, ecco Clarence.
da "Riccardo III"
monologo macbeth
Domani, e poi domani, e poi domani...Di giorno in giorno, striscia,
col suo piccolo passo, ogni domani
per raggiungere la sillaba postrema
del tempo in cui ci serve la memoria.
E tutti i nostri ieri
han rischiarato, i pazzi, quel sentiero
che conduce alla morte polverosa.
Spegniti dunque, ormai, corta candela!
La vita e' solo un'ombra che cammina:
un povero istrione,
che si dimena, e va pavoneggiandosi
sulla scena del mondo, un'ora sola:
e poi, non s'ode piu'.
Favola raccontata da un'idiota,
tutta piena di strepito e furore,
che non vuol dir niente.
da "Macbeth"
Monologhi : Polonio nell'Amleto:
Non fare giungere alla lingua i pensieri che hai in testa, e bada di non mettere in atto quelli piu' squilibrati. Sii familiare con gli altri ma senza cadere nella volgarita'. Gli amici di provata fiducia tienili attaccati alla tua anima con vincoli d'acciaio,ma non sciuparti la mano a furia di stringerla a ogni compagno implume che incontri.Evita le liti,ma se ti capita di esservi coinvolto, fa in modo che sia il tuo avversario a preoccuparsi di te offri il tuo orecchio a tutti ,ma a pochi la tua voce. Ascolta il parere degli altri ma il tuo non esprimerlo con troppa facilita'.
Indossa abiti che abbiano un prezzo adeguato alla tua borsa, ma non stravaganti;abiti ricchi ma di sobria eleganza. perche' molto spesso il vestito rivela l'uomo. In francia, sappilo, le persone di un certo rango stanno molto attente a questo genere di cose.
Non prestare soldi e non fare debiti,Perche' cio' che si da in prestito spesso si perde assieme all'amico e i debiti fanno smarrire il senso della parsimonia. E soprattutto sii sincero con te stesso,e,come la notte segue il giorno, ne seguira' che non potrai essere falso con nessuno. Addio.La mia benedizione faccia maturare in te questi consigli. da Amleto